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Il Castello

La storia
Per castello si intende un complesso architettonico composto da uno o più edifici, costruito
per ospitare una guarnigione di soldati, con il loro comandante o castellano e sorgeva spesso in
un luogo strategico,  e facilmente difendibile.
Sicuramente quello di Tavignano era  solo con una torre di guardia isolata, adatta a proteggere appezzamenti di terreno e a controllare i passaggi obbligati.
Come tutti i Castelli medievali, anche quello di Tavignano presentava la caratteristica della merlatura, scopo della stessa era la protezione dei soldati sui camminamenti
I merli erano dello stile architettonico definito guelfi o papali cioè merlature a corpi quadrati.
Purtroppo oggi la torre è mutilata a causa del terremoto del 1930.




Agli inizi del secolo XIII il castrum entra nella storia :un ramo della casata dei  Cima  si stabilì a Cingoli e s’impose nella vita comunale stringendo saldi rapporti con altri nobili locali, un ramo a Filottrano e un ramo a Staffolo e nel castello di Staffolo.

Nel 1219 Staffolo fu sottomesso ad Osimo e fra i due comuni venne stipulato un accordo per la definizione dei confini. Intanto il clima politico, segnato dalle lotte fra impero e papato, vide intorno alla metà del '200 il rafforzamento del partito filo-imperiale, circostanza che decretò per Staffolo la sottomissione a Jesi, città natale di Federico II di Svevia.

Nei primi anni del '400 Staffolo vide ridursi in parte il suo territorio avendo perso alcuni castelli che gli erano appartenuti: il castello di Accola a favore di Massaccio e i castelli di Cològnola, Tavignano e San Vittore a favore di Cingoli, governata da Giovanni Cima.

“ …avean dominio più specialmente nel castello di Tavignano Cima Compagnone e il fratello Giovanni, per il quale erano enfiteuti (parola in uso fino all’800 vuole di dire diritto reale su un fondo) del monastero di san Vittore in Arcione – Atto del 1230 – “

“…oltre al Castello di Arcione, sembra pregio d’opera di accennare il poco distante Castello di Tavignano, dove ora esisteste solamente una villa con chiesa annessa dell’antica e nobil Famiglia Cima che vi possiede ancora una cospicua tenuta .”  Osservazioni critiche sopra le antichità cristiane di Cingoli (Osimo 1769, Quercetti )

Al Castello è legata anche la figura di Rengarda figlia di Niccolò Filippo Brancaleoni da Casteldurante e moglie di Giovanni Cima.

Nel 1424 Rengarda fu cacciata da Cingoli, perché aveva tentato di signoreggiare, e "..potè ottenere soltanto sicurtà della persona per sè e per tutta la sua famiglia e la facoltà di potere asportare tutto il mobile, con quante vettovaglie potessero bastarle per condursi a Perugia. Ma invece di andare al suo destino, si rifugiò a  Tavignano e poi prese a  tradimento il forte luogo di Castreccione , ch'era patrimonio dei Cima, dal quale fu non molto dopo cacciata..."

La famiglia dei Cima., fu esiliata da Cingoli intorno alla metà del XV sec. Con la morte di Francesca Cima avvenuta poco dopo il 1466 la famiglia si estinse. Il 30 dicembre 1466 Francesca nominò sua cugina Elisabetta come erede. Elisabetta si sposò nel 1399 con Biagio di messer Bartolommeo Smeducci, vicario della Chiesa in S. Severino Marche, che aggiunse all'emblema del proprio stemma, una scala, due cime di palma.
Gli Smeducci discendenti di Elisabetta Cima tornarono a Cingoli nei primi anni del XVI sec. e cambiarono il proprio cognome con quello di Cima della Scala.
Si deve a Masio Cima della Scala la ricostruzione dei palazzi appartenuti all'antica famiglia Cima a Cingoli.

Famiglie storiche le cui origini si perdono nel Medioevo, si intrecciano con nuove nobiltà di altre terre, come quando nel 1619 Giulio Cesare Cima della Scala sposa Veronica Castiglioni e nel  1720 Ubaldo Cima della Scala sposa Elisabetta Castiglioni, prozia del Pontefice Pio VIII.


Per i rapporti di parentela che si stabilirono tra i Cima e i Castiglioni, Villa Tavignano già Villa Cima della Scala,  è oggi un edificio di cui sicuramente il nucleo più importante è la torre, rimangono alcuni stemmi della famiglia Cima ed alcuni portalini  ed iscrizioni all'interno dell'abitazione.La ristrutturazione dell'originario edificio è databile alla prima metà del XIX sec..;





Annessa alla proprietà già Cima ora Castiglioni, si trova la chiesa di S. Pietro di Tavignano.L'edificio fu ristrutturato nel 1813 e venne consacrato il 4 giugno dello stesso anno.

Va ricordato che nel  periodo romano, Cingoli e tutta la sua area fu ampliata e abbellita da Tito Labieno, luogotenente di Giulio Cesare .
Le testimonianze più antiche di frequentazione dell'area di Cingoli infatti risalgono al IV-III millennio a.C., mentre il primo nucleo insediativo può risalire sicuramente al III sec. a.C. .

La Chiesa ricostruita sopra i resti dell’ara votiva di un tempio pagano rappresenta l’ultima veste di un antichissimo luogo di devozione popolare  a conferma della sacralità del luogo: “….E’ lecito riferire, scrive  in Delle Antichità Picene  1795 l’Abate Giuseppe Colucci patrizio camerinense  che anche se vano è stato ricercare se i cingolani avessero i loro templi e loro numi tutelari, tuttavia una lapide incisa in una parte di un’ara votiva esisteva nella villa di Tavignano, lontano quattro miglia da Cingoli…”


Trascrizione
Collegio deorum
sacrum
Lucius Tusidius Num(---)
libens donum dedit


“…. tra le vestigia di ragguardevole villa, appartenente forse alla famiglia Tusidia, si conserva ancora qualche piccolo segno del nome Tusidiano, in quello di Tavignano…..”
cosi l’erudito Francesco Maria Raffaelli storico e araldista cingolano scriveva in Novelle letterarie, pubblicate in Firenze, Volume 10
1749.


La Chiesa è ad una semplice navata con abside semicircolare, i decori di rilievo sono costituti da colonne, cornici, stucchi e dorature. In una nicchia della parete destra è conservato un pregevole busto rappresentante Francesco Saverio Castiglioni, Papa Pio VIII. Nella parete di sinistra, si apre l’accesso alla cappella, nella quale sono costudite alcune piccole statue policrome in gesso, raffiguranti santi, fra cui San Vincenzo Ferrer e Sant’Antonio Abate, santi invocati tradizionalmente dai contadini a protezione dei raccolti e degli animali domestici.


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